L'azienda

La nostra storia

L’olivicoltura fa parte della storia delle nostre colline e Francesco ereditando un piccolo Podere di famiglia costituito da 350 Olivi ed un piccolo vigneto, ha deciso di fondare nel 1980 l’Azienda Ceravolo Francesco, con un obiettivo: tutelare la Nostra Terra, da sempre patrimonio rurale di inestimabile valore, e dare riconoscimento e plauso a chi ci ha preceduto e alla storia dei luoghi .

L’Azienda è situata sulle colline del Comune di Montebello Ionico (Fraz. Fossato Ionico – Area Grecanica), caratterizzato da sempre da dolci colline e oliveti i quali sin dai tempi antichi hanno ricoperto un ruolo chiave nell’economia locale.

Il nostro Olio si è sin da subito contraddistinto per la sua qualità e appartenenza al territorio.

Durante glia anni 80 Francesco, spinto dalla voglia di puntare ad ottenere un prodotto sempre più caratteristico,  decide di  investire maggiori risorse nell’azienda acquistando terreni agricoli attigui agli appezzamenti già di proprietà e migliorando le colture esistenti piantumando esclusivamente cultivar locali (Ottobratica e Sinopolese) in grado di dare caratteristiche organolettiche uniche all’olio prodotto.

Da qui nasce l’idea di realizzare due linee di prodotto identificandoli e unendoli al territorio di appartenenza senza tralasciare il valore naturale e ambientale dei luoghi.

Infatti: “Il Fossatese” – Olio di oliva vergine- e “I Eléa” -olio di extra vergine di oliva- non rappresentano soltanto un prodotto di elevata qualità ma altresì la sintesi perfetta tra i prodotti del territorio uniti ai valori ambientali e culturali del territorio stesso, sublimando un’osmosi di eccezionale importanza. 

La nostra mission

Mission dell’azienda è l’aumento qualitativo e quantitativo del prodotto disponibile da collocare in mercati di nicchia. Cercheremo dunque di mantenere sempre una certa qualità e di produrre un olio adatto ai palati più esigenti e raffinati.

Il significato del nostro logo distintivo

Il nostro logo, dopo una prima bozza stesa da Arch. Salvatore Cuzzucoli in cui lo Stesso racchiudeva gli elementi  essenziali che identificano il territorio di appartenenza , in particolare dentro uno scudo venivano impresse l’albero di ulivo stilizzato (già impresso dall’artista Zema durante un rappresentanza fatta in Montebello Ionico in occasione del Palio) e una porzione stilizzata della “Torre” (Palazzo Baronale di Fossato Ionico) divise da una spada, la cui forma oltre a significare un elemento di difesa dei nostri valori ambientali e culturali simboleggia la F di Fossato, nostro paese di origine e riferimento centrale del nostro progetto – è stato trattato, successivamente, da due artisti regini (Luca Giammarco e Flora Turano) che con dovizia di qualità hanno dato forma e colore.

 

Perché “Terre Basiliane” e brevi note storiche

Abbiamo già detto che uno dei principali scopi Aziendali è di dare riconoscimento e plauso a chi ci ha preceduto e alla storia dei luoghi e non potevamo fare a meno di scavare nel tessuto storico di questa nostra terra e rilevare che la civiltà ellenica in Calabria non è stata solo quella della Magna Grecia, ma qualche secolo dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente un’altra ventata di ellenismo pervase l’Italia Meridionale.

Veicolo di questo nuovo germe di cultura Egea furono personaggi umili, guidati da una spiritualità intensa, che avevano scelto la via dell’isolamento e della penitenza per sentirsi vicini all’unico Dio che veneravano: erano i monaci basiliani.

Per questi mistici che cercavano luoghi solitari e lontani dalle tentazioni umane, i verdi deserti della Calabria furono quanto di meglio potessero aspettarsi dopo le lunghe peregrinazioni da una costa all’altra del Mediterraneo.

Le migrazioni del VII sec. d.C. hanno fatto si che la regione si popolasse di monaci in ogni angolo sperduto del suo territorio, infatti, tra dirupi scoscesi e grovigli arborei nascono laure, eremi, cenobi e monasteri.

Le Vallate occupate in provincia di Reggio Calabria non sono solo la culla della cultura bizantina e dell’ascetismo orientale, ma è anche ricchezza inesauribile di natura incontaminata e primitiva.

Nel periodo delle lotte iconoclaste numerosi monaci greco-ortodossi, in fuga dai loro centri d’origine, giunsero sull’attuale territorio reggino dove trovarono rifugio nelle numerose grotte dei versanti montani.

Il loro modello di vita venne seguito da numerosi giovani del territorio che si dedicarono alla vita monastica e che vengono definiti monaci italo-greci.

Vivevano dedicandosi alla contemplazione, pregando e lavorando; la loro alimentazione consisteva in bacche e verdure crude, si immergevano nelle fredde acque di fiumi e torrenti, si dedicavano allo studio dei testi sacri, operavano miracoli.

Gli elementi caratterizzanti la loro vita quotidiana (contemplazione, preghiera, solitudine, lavoro) sono i punti cardine della Regola di San Basilio. La maggior parte dei monaci trascorse la propria vita passando dalla forma ascetica alla forma cenobiale. Spesso, fondati i cenobi, continuavano a vivere in ascesi spostandosi in altri luoghi. Gli asceti divennero sempre punti di riferimento per gli abitanti dei territori dove si stabilivano ai quali insegnarono a lavorare e coltivare la terra, trasmisero lo studio delle discipline religiose, letterarie e scientifiche.
La riconquista bizantina, dopo lo schiacciamento di Longobardi e Arabi nell’885, impresse nuovamente alla Calabria i segni dell’ellenismo, grazie anche all’azione religiosa dei monaci basiliani che, espulsi dalla Sicilia dagli invasori arabi, riuscirono a riconvertire le derelitte popolazioni locali e i demoralizzati profughi greci dall’isola in una comunità ordinata ricreando, dopo circa dieci secoli, una società di tipo greco in Italia meridionale.

A causa dell’eccessivo fiscalismo, il dominio bizantino non rappresenta un periodo felice per la Calabria; decadde l’agricoltura e si estese il latifondo; si aggiunga che la malaria, debellata solo nel 945, e le continue incursioni di pirati saraceni allontanarono gli abitanti dalla costa verso le più sicure località dell’interno solo nel secolo IX riprende il flusso verso la costa provocando il tipico fenomeno calabrese delle città geminate, l’una all’interno e l’altra sul mare.

Questo movimento religioso, dopo molti vicissitudini, ha lasciato in Calabria, dove trovò condizioni spirituali e culturali ideali, un solco profondo e duraturo. La presenza dei monaci basiliani è stata di grande importanza non solo dal punto di vista religioso, ma anche da quello economico-sociale.

Intorno ad essi infatti si raccolsero numerose comunità di contadini che proprio dai Basiliani appresero tecniche migliori di coltivazione e a trarne il massimo prodotto, godendo di maggiore libertà e certamente di condizioni che non avrebbero mai avuto se fossero stati sottoposti ad un feudatario.

Curarono il prosciugamento delle paludi e destinarono le terre incolte alla coltura dell’olivo, della vigna e del grano. Agevolando la piccola proprietà contadina resero addirittura di uso comune i due contratti di enfiteusi. I Basiliani costituivano dappertutto punti di riferimento e una importante guida pratica e spirituale.

 

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